Giorgio La Marca nasce a Napoli nel 1976 e vive a San Giorgio a Cremano (Na). Dopo aver lavorato per anni nell’ambito dell’animazione teatrale per l’infanzia e l’adolescenza e aver collaborato come giornalista pubblicista per giornali locali si è dedicato alla realizzazione di laboratori didattici nelle scuole di ogni ordine e grado.
L’interesse per l’infanzia e il bisogno di comunicare con un’età così delicata lo ha spinto a scrivere numerosi racconti e testi teatrali.
Il suo segreto e la sua motivazione è stato quello di andare oltre la narrazione infantile e spingere l’interesse per la storia anche tra i lettori adulti e cercare di trasmettere valori universali.
Per ottenere questo ci vuole una profonda conoscenza della natura umana e un’immersione empatica nelle vite degli altri, cosa che Giorgio fa da anni da attento osservatore della realtà quotidiana.
Mi chiamo Giorgio come il Cavaliere (n.d.r. San Giorgio) che combatte contro il drago per salvare la principessa. Mi chiamo Giorgio e rido.Rido da sempre. Non cerco un motivo per farlo, la vita da sola mi offre moltissimi spunti. Se mi faccio male rido... e le persone intorno a me impazziscono cercando capire se sia uno dei miei soliti scherzi; se mi arrabbio rido esibendo il mio migliore sorriso, non do mai soddisfazione a chi tenta di rovinarmi l’umore; quando lavoro sorrido e faccio sorridere... perché è il mio modo per dire che mi piace quello che faccio. Sarà che ho da sempre lavorato con i bambini e il viso e l’espressione sono fondamentali. Ho cominciato come animatore per diventare poi autore teatrale e televisivo, giornalista e infine scrittore. Scrivo di notte, quando tutta la mia casa rimane in silenzio (è alquanto felicemente affollata).Scrivo per mettere la tristezza tra parentesi e immaginare come le cose, al di là delle evidenti difficoltà della vita, dovrebbero andare. Scrivo per rimettere a posto le cose. So che le parole non sempre sortiscono l’effetto che vorremmo, ma sono un sognatore. Il primo libro che ho scritto per l’infanzia era una raccolta di piccole storie sui diritti dei bambini. Con la fantasia che mi ha sempre accompagnato e con il garbo di un educatore, quale io sono, da allora ho cercato di gridare a modo mio, con la scrittura, quello che non dovrebbe essere ribadito e raccontato, l’ovvio, il diritto alla felicità delle nuove generazioni.